Facebook, Instagram, Messenger e Whatsapp – tutti i social di Mark Zuckenberg – sono crollati e questa “caduta degli dei” ha riguardato il mondo intero, un disservizio che fino a questo momento non si era mai registrato.
Riavvolgiamo il nastro…
Lunedì 4 ottobre 2021… alcuni giorni fa… per ben sette ore le piattaforme social più usate hanno smesso di funzionare, per un tempo che per molti è sembrato infinito, mentre per altri è stata l’occasione di riscoprire la vita reale.
In Italia erano circa le 5:30 del pomeriggio quando i feed delle bacheche virtuali iniziavano a non aggiornarsi, i messaggi delle chat non venivano inviati e di conseguenza non venivano letti, in più gli aggiornamenti di stato non potevano essere pubblicati… una vera catastrofe per chi trascorre buona parte della giornata su questi social.
Il precedente blackout si era riscontrato a marzo, ma era durato circa 45 minuti…
Mentre questa volta, solo dopo la mezzanotte i server hanno iniziato a rifunzionare, anche se a singhiozzo.
Le conseguenze…
Molti, a causa dell’improvviso blackout, hanno riscoperto la comunicazione tramite la messaggistica normale (forse ormai superata), oltre alla chiamata, che alcuni ha fatto ritornare con quale difficoltà a comunicare come facevano non troppi anni fa.
Pensiamo inoltre che l’azienda Zuckerberg ricava introiti soprattutto dalla vendita di inserzioni pubblicitarie e quindi la conseguenza del blacout si è tradotta in una riduzione degli incassi di varie decine di milioni di dollari.
A tutto questo si aggiungono i “danni collaterali” ed il disservizio per le imprese, e non solo, che grazie a questi social traggono profitto: tra queste penso alle nuove figure social, quali gli influencers.
In piuù, in tutto il mondo, il blackout improvviso è stato susseguito da pesanti accuse di un ex dipendente di Facebook, il quale ha incolpato l’azienda di essere incurante nell’eliminare violenza, contenuti dannosi e disinformazione dalle suddette piattaforme.
Qualcosa su cui riflettere…
Il mancato accesso alle piattaforme più usate ci ha fatto percepire con mano quanta dipendenza ci sia nei confronti della messaggistica istantanea e i canali social, che ci fanno controllare nervosamente e più volte al giorno lo schermo del nostro smartphone, fino a renderlo un passatempo quotidiano.
Questa considerazione dovrebbe farci riflettere su quanto mettiamo la nostra vita nelle mani di un telefono, quanto usiamo questa tecnologia per farci allontanare dalla realtà concreta, piuttosto che avvicinarci agli altri, con i quali rischiamo di rapportarci con difficoltà se non attraverso uno schermo e la rete.