Se internet fosse una nazione sarebbe nella top 10 dei paesi più inquinanti al mondo.
Ogni attività svolta online purtroppo contribuisce ad inquinare il nostro pianeta. Ormai passiamo sempre più tempo in rete, navighiamo, inviamo messaggi, rispondiamo alle mail, ci colleghiamo in videochiamate o riunioni e tutto ciò contribuisce a produrre anidride carbonica.
Come si calcola la quantità di CO2 emessa da un sito internet?
Oltre ai nostri device personali, ad essere molto dispendiosi sono soprattutto i grandi server ed i data center, che gestiscono l’enorme quantità di dati da noi prodotti, ai quali accediamo ogni volta che usiamo la rete.
Con ciò non sto dicendo di non usare più internet e troncare ogni nostra attività online – anche perché sarebbe impossibile – ma se da un lato dobbiamo prestare attenzione ai combustibili fossili e puntare sulle energie rinnovabili, dall’altro sta diventando importante anche la sostenibilità digitale.
Dobbiamo sapere che più un sito web è lento nel caricamento, più energia viene utilizzata, con conseguente produzione di carbonio.
Quindi l’auspicio per il nostro pianeta è che l’attenzione di chi progetta siti web – sia per le grandi sia per le piccole realtà – non sia rivolta solo al design e all’usabilità, ma anche alla sostenibilità ambientale.
Per far funzionare computer, smartphone, tablet, reti wireless, occorre energia, molta più di quanto si possa credere. Tutti noi abbiamo ben chiare le immagini dell’inquinamento provocato dal petrolio o dai gas di scarico; ma abbiamo molta più difficoltà ad immaginare quello generato da una mail, da un film in streaming, dalla smart tv, oppure da un sito web, le cui emissioni di CO2 si stima che si aggirano mediamente (per ogni sito) intorno a 190 kg annui.
Un sito internet inquina in modo differente in base a come è disegnato e gestito, quanti byte di informazione sono scambiati all’apertura di un link o all’apertura di ogni sua pagina.
Per esempio, il sito del Ministero dell’Ambiente italiano è tra i più green, produce 250 kg di CO2 all’anno, contro quello della Francia o della Germania con 455 kg di CO2. Gli Stati Uniti sono invece più attenti all’ambiente per quanto riguarda la sostenibilità dei siti internet.
Senza fare nomi, il comparto automobilistico ha buone prestazioni, possono migliorare i settori agroalimentari ed energetici, mentre le società calcistiche sembrano essere quelle meno attente all’ambiente.
La top 10 dei siti più inquinanti
Navigando ogni giorno in rete non ci rendiamo conto della quantità di CO2 annua prodotta dai siti internet e non tutti hanno un occhio di riguardo all’ambiente.
- YouTube ha il peggior valore di emissioni (702 kg), con l’enorme traffico di oltre 360 miliardi di utenti;
- Google usato ogni giorno da quasi 3 miliardi di persone, insieme a Facebook si è impegnato ad eliminare tutte le loro emissioni di carbonio (267 kg) entro il 2030 e già dal 2007 queste sono compensate da un utilizzo di energie rinnovabili;
- Zoom, la piattaforma di videoconferenze, che ha spopolato durante la pandemia, ha un traffico giornaliero di 83 milioni di utenti (114 kg);
- Daily Mail è il sito d’informazione meno green della sua categoria (109 kg), con 10 milioni di utenti ogni giorno;
- Reddit (103 kg);
- Amazon (93 kg);
- Yandex, il motore di ricerca russo (81 kg);
- Twitter, il primo social con i suoi 192 milioni di utenti (58,7 kg);
- Facebook con 666 milioni di utenti (48 kg);
- Yahoo (45 kg);
E le associazioni ambientalistiche?
Sembra un paradosso, ma anche alcune associazioni ambientalistiche sembrano inquinare molto:
- il WWF produce 226% di CO2 rispetto alla media globale
- Sea Shepard il 226%
- il sito di Friday for Future il 228%.
La top 3 dei siti web più green
Ma parliamo anche dei siti web più “ecologici”, che producono meno anidride carbonica.
- Instagram, con 0,01 gr di carbonio prodotti ogni volta che accediamo ai nostri account;
- Telegraph, un sito editoriale con buoni risultati (0,02 gr);
- DpBoss, un sito indiano con 0,05 gr di carbonio ogni volta che la sua pagina viene caricata;
Conclusioni
L’aumento dei contenuti online e la digitalizzazione delle attività lavorative hanno incrementato l’uso dei dispositivi informatici. Con le restrizioni imposte negli ultimi mesi, l’incremento dello smartworking, la didattica a distanza, il nascere di servizi di streaming e l’utilizzo dei social network, la situazione sembra peggiorata.
Oggi è sempre più importante avere consapevolezza della tutela dell’ambiente e questo messaggio deve passare anche attraverso la riduzione dell’inquinamento che deriva dall’uso della rete, sia a livello individuale, sia per realtà più grandi.
L’eco-sostenibilità è un prerequisito, ed è compito di tutti – aziende ed istituzioni comprese – avere comportamenti virtuosi per la tutela dell’ambiente.
È vero che le maggiori responsabilità sono delle imprese che gestiscono enormi masse di dati, i cui server e siti internet hanno un ruolo principale nel raggiungimento di un’efficienza energetica soddisfacente, ma ognuno di noi nel nostro piccolo possiamo dare il nostro contributo, a partire da una realizzazione più ecologica di un sito internet.