Oggi viviamo in un’epoca nella quale tutti sono esperti di tutto – i famosi tuttologi – e nessuno si pone il minimo problema nel giudicare anche di fronte alla totale assenza di conoscenze tecniche e scientifiche.
Prima di postare qualcosa dovremmo tutti riflettere. Non è una limitazione, ma spesso quando vogliamo per forza apparire saggi succede che ci rendiamo stolti.
I social non sono un diario personale dove scrivere di getto, perché questo “diario” non è privato, ma viene letto da tutti. Sono la vita reale e vorrei fare insieme a te alcune riflessioni, da valutare prima di pubblicare qualcosa su queste piattaforme.
Prima di scrivere dovremmo chiederci:
- Ho una laurea/competenza tecnica/scientifica per esprimere un giudizio che potrebbe influenzare gli altri?
- Quanta esperienza ho in quel settore per potermi esprimere?
- È necessario pubblicare il post? Lo faccio per orgoglio o per dare un contributo?
- Se voglio offrire il mio contributo, perché devo usare un linguaggio offensivo verso chi la pensa diversamente da me?
- Sono sicuro di ciò che scrivo?
- Ciò che esprimo è in forma legale? O qualcuno potrebbe querelarmi per diffamazione?
- Quanto sono interessati gli altri al mio parere?
- Se voglio esprimere le mie idee posso farlo senza essere fazioso, ponendomi in modo equidistante dai miei pensieri?
- I post fanno parte di chi sono, mi definiscono e pur cancellandoli ci sarà sempre qualcuno che li ricorderà, o avrà fatto uno screenshot della videata? Essi non definiscono quello di cui parlo, ma danno un giudizio di me stesso.
Il risvolto della medaglia
Le piattaforme social, lo sai bene, si sono rivelate molto utili soprattutto in alcuni momenti difficili, ma come ogni cosa e ogni strumento, secondo l’uso che ne viene fatto, c’è anche il risvolto della medaglia ed in questo caso si chiama “modo di relazionarsi”.
Le persone tendono più ad apparire che ad essere, sono attratti più dalla vita sociale che da quella reale ed in casi “estremi” sacrificano anche relazioni, amicizie e conoscenze.
Grazie ai social siamo sempre esposti pubblicamente ai giudizi altrui, verso i quali cerchiamo approvazione (con i “like”) ed accettazione.
I profili social sono delle vetrine dove esibire la propria vita, corpo e personalità, “ritoccati” con filtri attraverso i quali si finge di avere una vita piuttosto che un’altra.
Troppo spesso capita che le persone incorrano in commenti negativi, dispregiativi ed insulti lasciati dai “leoni da tastiera” o dagli “haters” (persone che odiano), i cui commenti possono sfociare anche nel cyberbullismo.
Il cyberbullismo è la manifestazione in rete del bullismo e se questo ultimo coinvolge un determinato numero di persone, il primo può allargare la sua cerchia e coinvolgere chiunque, grandi e piccoli.
Con i social i bulli hanno libero accesso alla vita delle loro vittime perseguitandole con commenti, immagini e video offensivi, in maniera anonima con l’uso di profili falsi.
Il consiglio è quello di denunciare sempre e bloccare le persone sconosciute e provocatorie.
La finzione social e gli attacchi di cyberbullismo inducono ad una insoddisfazione e all’abbassamento dell’autostima, oltre anche ad una sensazione di disagio.
Se la nascita di Facebook aveva l’obiettivo di portare cambiamenti positivi nella nostra sfera privata e nel contesto lavorativo, è l’uso che ne facciamo ad aver “bloccato” questo cammino e ad aver amplificato anche i comportamenti negativi.